La Laguna Negra della coscienza. Dove annegano le vittime del Mediterraneo

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Tanto insondabile quanto la cattiveria degli uomini“. Così Antonio Machado – poeta e scrittore tra i più eccelsi nell’Olimpo dei grandi nomi della letteratura ispanica – definì quella pozza d’acqua gelida che ristagna tra scoscesi e rocciosi contrafforti nel cuore montagnoso del Paese, a 1.753 metri s.l.m., in provincia di Soria.

È la Laguna Negra, il laghetto di origine glaciale che visitai nell’inverno del 2012, cent’anni dopo che Machado pubblicò la leggenda che lo circonda. Ricordo che sotto gli aceri e i pini silvestri strisciava una lingua dura di ghiaccio, che si prolungava anche in parte sulla superficie dell’acqua, e il vento Cierzo, implacabile, zittiva ogni forma di vita là intorno. Effettivamente, ciò che si percepiva vicino al lago era un’atmosfera sospesa, inquietante, il lugubre strascico o l’eco della tragica storia che il poeta, a sua volta, aveva raccolto dalla memoria di un umile contadino conosciuto per caso da quelle parti.
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