Galera a chi ripopola il deserto

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Proprio così: quattro anni di carcere a testa e circa 30 mila euro di multa in totale per i sei giovani madrileni che si sono messi in testa ripopolare i ruderi di un villaggio demolito ed abbandonato nel 1968. È la pena che, con tutta probabilità, cadrà sulle spalle dei sei infrattori della legge, denunciati direttamente dalla Giunta di Castilla-La Mancha con l’accusa di aver occupato un suolo pubblico senza autorizzazione, di averne cambiato la destinazione d’uso generando cubature edilizie – che, dopo il verdetto, dovranno essere smantellate e smaltite a spese loro, – di aver violato, in sintesi, gli stretti vincoli che incombono sul parco naturale sul quale sorgevano le rovine di Fraguas, questo il nome del borgo abbandonato in provincia di Guadalajara. Continua a leggere

La valle dei caduti

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Chi da Madrid percorre la strada in direzione La Coruña, arrivato poco oltre il borgo di El Escorial, proverà l’inquietante sensazione di sentirsi osservato, seguito a distanza da una presenza mistica e ingombrante, presenza che tutto vede e a cui nulla sfugge. Senza correre il rischio di essere accusato di blasfemia, infatti, non mi costa affermare che chi ci osserva dalla punta della croce più grande del mondo, a ben 150 metri di altezza, è – nientemeno – il rimando intangibile al figlio di Dio, nostro signore Gesù Cristo.

L’imponente crocifisso a cui mi riferisco, evocazione di un barbaro episodio di fanatismo e intolleranza religiosa, spicca sulla cima di una collina granitica in quell’angolo di Castiglia conosciuto come El valle de los Caídos (la valle dei caduti), e fa parte di un complesso monumentale ben più articolato che comprende, oltre al simbolo per eccellenza del cristianesimo, un monastero e una enorme basilica sotterranea che vanta misure da capogiro, superiori, per intenderci, a quelle della stessa basilica di San Pietro a Roma. Continua a leggere

I negozi del progresso

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Ogni anno, durante le feste natalizie, le vie del centro di Madrid sono invase all’inverosimile da orde barbariche di turisti e compratori globali. Centinaia di migliaia di persone che fanno letteralmente a spintoni e gomitate pur di raggiungere tra la calca i negozi delle grandi marche internazionali, gli empori multipiano e i rinomati centri commerciali.

Il cuore della città, e non solo a Natale, è già da tempo un enorme bazar, pensato e allestito ad uso e consumo del consumatore, una sorta di presepe vivente permanente dove i re magi non vanno a portare doni al bambinello, ma aspettano i saldi per acquistare l’intera mangiatoia o accaparrarsi in offerta il bue e l’asinello. Continua a leggere

Il sole a chili

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Il 9 ottobre scorso il governo di Spagna ha approvato un nuovo decreto conosciuto come impuesto al sol, o tassa sul sole. Il provvedimento ha suscitato varie polemiche perché minaccia di dare il colpo di grazia ai piccoli produttori/consumatori, cioé alle famiglie e ai singoli cittadini che fanno uso delle energie rinnovabili – fotovoltaiche in particolare – in ambito domestico.

Tramite complessi e incongruenti cavilli, lo stato obbliga i piccoli autoconsumatori – quelli che producono meno di 100 kilowatt e che, per legge, non possono immagazzinare l’energia in eccesso – a dover comunque pagare per la manutenzione e l’uso della rete elettrica nazionale, dalla quale non si possono staccare. Continua a leggere

Memoria dell’acqua

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Tutti noi abbiamo due memorie. Una memoria che la morte ammazza e un’altra memoria, la memoria collettiva, che vivrà mentre viva l’avventura umana nel mondo”.

E proprio la prima, che altro non è che la memoria individuale, è quella che l’amministrazione comunale della città di León ha voluto ammutolire ed uccidere qualche giorno fa, prendendo alla lettera queste profetiche parole di Eduardo Galeano.

Sì, perché il tempo vola ad ali spiegate, e pare solo l’altro ieri che il generalissimo Francisco Franco, con un colpo di stato militare, ha rovesciato la Repubblica spagnola democraticamente eletta, mentre in realtà sono passati ben 79 anni. Così come sembra sia successo appena stamane il colpo di stato naturale che ha rovesciato il mortalissimo Franco Francisco e dittatura al seguito, quando invece di anni ne sono trascorsi già 40. Continua a leggere

Castelli d’aria

Di città invisibili se ne contano a milioni, tante quante la fantasia umana è riuscita a generare nel corso della sua lunga e prolifica esistenza. Italo Calvino arrivò a riconoscerne ben 55 – divise in undici categorie – , e a queste non possiamo non sommare anche la mitica Atlantide di Platone, l’El Dorado dei conquistadores spagnoli, la “Città Ideale” dipinta da Piero della Francesca e tutte le altre città invisibili impresse sulle pagine, nelle pellicole cinematografiche e sulle tele degli artisti più visionari.

Ma ciò che neppure le menti più ispirate hanno visto mai, privilegio invece a me concesso, sono gli operai che tirano sù gli edifici, asfaltano le strade, stendono chilometri di cavi e di tubi per gli impianti di acqua, luce e gas che daranno vita e vivibilità a quei paesaggi urbani inesistenti, frutto soltanto dell’immaginario. Continua a leggere

Le vene aperte dell’Europa

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Quando arriva un’ondata di calore come quella che in queste ore sta asfissiando la penisola Iberica, sui tetti e le strade incatramate di Madrid si materializza la metà superiore di un enorme guscio d’uovo, una bolla d’aria mista a smog che, invece di proteggere la città, assorbe tutta l’energia solare per irradiarla, cento volte più potente, sulle teste e dentro le vene dei suoi quattro milioni e mezzo di abitanti.

Che, se non fosse per le scienze meteorologiche, le dinamiche della bassa pressione e le bizze degli anticicloni, penseremmo al sadico passatempo di un dio bambino che gioca a stanare formiche con i raggi del sole proiettati dentro a una mega lente d’ingrandimento. Continua a leggere

Quando fischiano le orecchie dei sovrani

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Se dovessimo identificare con due parole la Spagna, e riassumere ciò che più la caratterizza e la definisce, probabilmente molti di noi penseremmo: monarchia e corride (non necessariamente in quest’ordine). Agli occhi del mondo si tratta, infatti, di istituzioni secolari e ben consolidate, che godono ancora di ottima salute. In realtà, due miti (per non dire tabù) da sfatare, che scricchiolano sempre più sotto il peso dei cambi generazionali e del progresso.

La corrida, ad esempio, soffre di una impopolarità diffusa da parte degli spagnoli, in particolare dei giovani. E, sebbene qualche esponente della intellighenzia nazionale provi a difenderne le valenze artistiche, ce ne sono altri che si esprimono apertamente contro, criticando la proposta dei partiti conservatori di dichiarare la tauromachia un bene di interesse culturale – al pari di un quadro di Goya o di una poesia di García Lorca, per intenderci – , e blindarla così dalle azioni legali portate avanti da associazioni ecologiste, o schermarla dalle normative europee in difesa dei diritti degli animali. Continua a leggere

Il privilegio di non chiamarsi Abdulmalak

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In un’epoca in cui c’è chi è disposto a morire pur di entrare clandestinamente nelle terre promesse d’Europa, epoca di porti e di frontiere pullulanti vittime di esodi biblici e diaspore due-punto-zero, un Paese moderno e civilizzato come la Spagna, dando mostra di un nobile ed altruistico gesto, si dispone a concedere non dei semplici e temporanei permessi di soggiorno, bensí passaporto e piena nazionalità ad un consistente numero di cittadini stranieri.

Si parla di cifre a quattro o cinque zeri, dalle novanta alle trecentomila persone interessate, benché alcuni ritengano che potrebbero essere molte di più. La legge entrerà presto in vigore, avendo superato gli ultimi tramiti parlamentari il 24 marzo scorso, e le motivazioni di questa generosa concessione, secondo i promotori dell’iniziativa (esponenti del Partito Popolare, attualmente al governo), sono di carattere storico, o meglio di “riparazione storica”. Continua a leggere